14 settembre 2008

UN PO' DI STORIA....L'ARABA FENICE!







L'Araba Fenice è una delle creature più conosciute di tutti i tempi. E' l'uccello sacro del fuoco e secondo la tradizione è originario dell'Arabia. Vive più di cinquecento anni e quando si accorge di stare per morire prepara una pira funeraria con dei rami di erbe aromatiche fra cui la Mirra e al tramonto, rivolta verso il sole calante con le ali aperte, da fuoco alla pira, lasciandosi consumare dalle fiamme. Ma tre giorni dopo l'uccello risorge dalle sue stesse ceneri.
La sua origine è oscura sappiamo che il suo culto era vivo ai tempi degli Egiziani e degli Assiri, In seguito, molti scrittori dell'età classica, come Ovidio, e molti storici e naturalisti latini e greci, come Erodoto e Plinio, hanno sottolineato la singolare capacità della fenice di risorgere dalle sue ceneri. In particolare, una descrizione molto suggestiva la ritroviamo nelle "Metamorfosi" di Ovidio: "... ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice; non di frumento né di erbe, bensì vive di lagrime di incenso e di stille di amomo. Quand'esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma. E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo. Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni".



















Questo termine deriva dal latino phoenice e dal greco phoinix - della fenicia, che vuol dire anche rosso.
Uccello favoloso, detto anche araba fenice, raffigurato come un airone dalle piume d’oro e fiammeggianti. Venerato nell’antico Egitto, era onorato a Heliopolis e si dice apparisse solo una volta ogni cinquecento anni.



















Gli antichi mitografi abbellirono poi questa immagine con molteplici dettagli. Narrano che si nutrisse esclusivamente di rugiada e che volasse in terra straniera raccogliendo (quando fosse stato vicino alla morte) erbe profumate ed aromatiche che utilizzate sull’altare della città del Sole, potessero prendere fuoco insieme a lui in una suprema, “ardente” offerta. Dalle ceneri, dopo tre giorni, sarebbe appunto rinato l’airone chiamato: “la Fenice”.
Nell’antica Roma divenne il simbolo della rinnovata energia vitale dell’impero e con questo significato la si ritrova sulle monete imperiali e sui mosaici dell’epoca. I Padri della Chiesa ne trattano in riferimento all’emblema dell’anima immortale e della Risurrezione di Gesù, tre giorni dopo la sepoltura.
Rappresentava inoltre in molti antichi riti la morte, la rinascita e la solarità, per l’attitudine che le si attribuiva di risorgere dai suoi resti inceneriti.
Nell’immaginario dell’antica Cina alla fenice corrisponde l’uccello fatato Feng-huang nel quale si armonizzano, come nell’unicorno, Ky-lin, le due qualità originarie yin e yang, intese come una totalità in cui permane tuttavia il dualismo originario. Anche in relazione a tale significato, questo uccello simbolico è poi passato ad indicare l’armonia coniugale.
Nelle saghe del popolo ebraico la fenice è chiamata Milcham (J. Bin Gorion 1980 – Bibl. 24), e la sua resurrezione è così interpretata: “allorché la madre primordiale, Eva, si rese colpevole di aver colto il frutto dell’albero della Conoscenza, fu presa da invidia per le creature rimaste pure, così da spingerle a cibarsi del frutto proibito. Solo l’uccello Milcham resisté alla tentazione ricevendo come ricompensa dall’Angelo della Morte di non provare mai l’esperienza del morire. Milcham allora si chiuse in una città sicura dove visse per un millennio senza timore della morte: “Mille anni è lunga la sua vita e quando questi sono passati, il nido prende fuoco e l’uccello brucia. Si salva un solo uovo, che diventa un pulcino che poi vivrà ancora per mille anni. Altri affermano che passato questo periodo, il suo corpo avvizzisce, perde le penne e le ali. Poi rinnova completamente le sue piume e vola verso l’alto come un’aquila, divenendo immortale”.
Concludendo possiamo constatare che il simbolo della fenice rappresenta molto bene l’evoluzione dell’umanità che necessita del saliscendi reincarnativo per purificarsi e ritornare libera nei Cieli Infiniti da dove era partita.

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